Collemattoni, azienda bio della Docg Brunello di Montalcino


Collemattoni era il nome del podere che apparteneva alla famiglia Bucci fin dal 1672, situato sul versante sud del comune di Montalcino, a due passi dal borgo medievale di Sant’Angelo, nel cuore della Toscana. Da qui il nome dell’azienda agricola oggi gestita da Marcello Bucci con grande sostegno da parte dei genitori Adon e Vera e dallo zio Franco e che dal 2012 si fregia della certificazione di “azienda biologica”. Tutto qui è fatto da sempre nel più pieno rispetto dell’ambiente e della tradizione enologica del luogo, senza però rinunciare alla tecnologia lì dove essa esprime un’innovazione coerente con la storia del territorio: l’80% del fabbisogno energetico della cantina è infatti oggi soddisfatto dalla presenza di una caldaia a biomasse e dai pannelli fotovoltaici.  <C’è stato un momento nella mia storia – spiega Marcello Bucci – in cui ho realizzato che questa piccola realtà familiare, partita da pochi ettari grazie al lavoro costante dei miei genitori e di mio zio, tutt’oggi impegnati in azienda, aveva del potenziale. Ci ho creduto e ci ho scommesso e quattro anni fa siamo riusciti a completare la nuova cantina di vinificazione e di invecchiamento ( 700 mq). Inoltre ho ampliato gli ettari di proprietà acquistando altri 4 ettari nel 2015. Il passato qualche volta può spaventare. Soprattutto se prima di te c’è tanta storia e ci sono tante generazioni che hanno lavorato nell’espandere e promuovere un marchio e un vino. Io e la mia famiglia non abbiamo secoli di storia alle spalle. Il nostro lavoro è partito da quando mio padre, mezzadro, ha deciso di acquistare il podere Collemattoni. E’ lui che ha fatto il primo passo. Io devo fare in modo di portare avanti questa scommessa. Il tutto sempre in maniera organizzata e strutturata, ragionando bene su ogni piccolo investimento da fare>.

70% di EXPORT

L’azienda, con le sue circa 50.000 bottiglie prodotte, negli ultimi 3 anni sta vivendo un incremento importante soprattutto dell’attività verso i mercati esteri come l’Olanda e la Danimarca, gli Stati Uniti, il Canada e alcuni mercati asiatici come il Giappone. Un mercato che per Collemattoni rappresenta attualmente circa il 70% del venduto ed è in crescita. < Penso che ci siano ancora degli spazi ampi da riempire. Noi siamo una piccola azienda che non può ambire ad essere dappertutto ma l’obiettivo sarà sempre quello di lavorare con le persone che condividono con passione il nostro progetto. Lavoriamo con piccoli importatori e distributori ed è facile che dal puro rapporto professionale si passi spesso a bei rapporti di amicizia e rispetto che durano nel tempo e questo, sia in Italia che fuori, resta un grande punto di forza>.

UN LEGAME INSCINDIBILE CON IL TERRITORIO

Per una cantina produttrice di Brunello di Montalcino il rapporto con il territorio è fondamentale. <Il vino non si può separare dal suo territorio di appartenenza e quando parlo di territorio non intendo solo gli elementi prettamente geografici. Un territorio è fatto soprattutto dalle persone e dalla passione che queste persone mettono nel lavorare e promuovere, grazie al vino, il territorio. Una sfida quotidiana. Collemattoni è un piccolo produttore di Brunello di Montalcino e dobbiamo fare in modo che il nostro stile, non solo stile del vino, sia riconoscibile e ci rappresenti>. E l’obiettivo è, con questo stile, raggiungere il consumatore finale, oggi indubbiamente molto più preparato rispetto al passato a comprendere un prodotto come il Brunello. <Le domande sono sempre di più. Noto un grande interesse ad approfondire le varie zone della stessa denominazione. Spesso parlando con chi fa le nostre degustazioni mi rendo conto di avere di fronte una persona che conosce bene i vari stili e interpretazioni del Brunello di Montalcino rispetto alle zone specifiche di provenienza e questo non può che far bene alla denominazione. Dobbiamo riuscire a comunicare bene il nostro vino. Fare gruppo, lavorare insieme. Qui a Montalcino, anche grazie al lavoro del Consorzio, riusciamo a fare squadra ed è bene che ci sia sempre maggior scambio tra i piccoli e i grandi produttori. Gli uni possono aiutare gli altri e viceversa. Non dobbiamo chiuderci pensando di saper già fare bene quello che stiamo facendo. Dobbiamo riuscire a guardare anche altrove, soprattutto da un punto di vista di comunicazione e promozione>. In ballo c’è un potenziale enorme sul fronte del rapporto tra viticoltura e turismo. <Io lo vivo quotidianamente sulla mia pelle. Ospito molti turisti in cantina da maggio ad ottobre. Tutti sono dei grandi appassionati e mi fa tanto piacere sentirli parlare con vero amore dell’Italia ( tutta) e raccontare delle loro esperienze nelle città d’arte, nei negozi di artigiani o nei ristoranti>.

IL TAPPO, ALLA FINE DI UN LUNGO LAVORO

<Un tappo di qualità permette al produttore di stare tranquillo e fare in modo che il lungo lavoro qualitativo fatto corrisponda a quello che il consumatore finale troverà nel bicchiere, da Milano a Tokyo>.

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