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Il vino nella GDO italiana: una transizione guidata da qualità, identità e prezzo


Il 2024 segna per il mercato del vino nella Grande Distribuzione Organizzata (GDO) italiana una fase di transizione: i volumi scendono, ma il valore delle vendite cresce. Con oltre 753 milioni di litri venduti tra vini e spumanti, la GDO resta il canale dominante, ma i dati rivelano una trasformazione nelle scelte di acquisto degli italiani che premiano qualità, identità territoriale e rapporto qualità/prezzo.

Secondo le rilevazioni dell’Istituto Circana, il settore ha chiuso l’anno con una diminuzione dei volumi del -1,3%, mentre il valore complessivo delle vendite è aumentato del +2,2%. Questo scostamento indica che i consumatori acquistano meno litri ma tendono a selezionare bottiglie dal maggior valore percepito: non è soltanto quantità, ma una scelta più attenta alla storia del vino, al territorio di origine e alla qualità delle uve.

Tendenze di mercato per tipologia e varietà

Il Prosecco mantiene la leadership con quasi 50 milioni di litri venduti (+4,7%), mentre il Chianti si conferma tra i top seller con oltre 16 milioni di litri nonostante una flessione del -2,9%; il Lambrusco, pur restando presente sugli scaffali, registra un calo moderato del -4%. I rosati hanno superato i bianchi in vendite, e i bianchi sono ora più venduti dei rossi, segnalando una diversificazione del gusto verso freschezza e bevibilità.

Tra le sorprese del 2024 spicca il Vermentino, che sale al sesto posto con oltre 11,6 milioni di litri venduti (+11,7%) e registra un incremento a valore del +13,5%, il maggior balzo percentuale tra le tipologie; il Primitivo di Puglia cresce anch’esso in modo significativo (+11,8% a volume e +12,6% a valore), sostenuto da accessibilità e prezzo competitivo. Buone performance vengono inoltre da Inzolia (+12,9%), Ribolla friulana (+11,3%) e Lagrein (+11,5%), tutte varietà che uniscono forte identità territoriale e un elevato rapporto qualità/prezzo.

Prezzo medio e sostenibilità della domanda

Il prezzo medio dei vini a denominazione d’origine in bottiglia ha raggiunto i €5,57 al litro, con un aumento contenuto del +2% rispetto al 2023 (contro il +6% dell’anno precedente). Questa moderazione nell’aumento dei prezzi contribuisce a rendere più accessibile il segmento DOP/IGP e può sostenere una ripresa graduale dei consumi. Tuttavia, permangono pressioni sui margini dovute ai costi di produzione, all’energia e alla logistica: il contesto resta quindi fragile e richiede strategie attente.

Il ruolo del tappo di sughero nella percezione di qualità

In uno scenario dove l’identità e la percezione qualitativa diventano chiavi di scelta, il packaging — e in particolare il tappo — gioca un ruolo simbolico e funzionale. Il tappo di sughero è spesso associato ai vini migliori, perché svolge la doppia funzione di sigillare la bottiglia e di comunicare tradizione e autenticità. Dal punto di vista tecnico, il sughero consente micro-ossigenazione controllata, che per molti vini è essenziale per l’evoluzione organolettica nel tempo; sul piano comunicativo, il sughero suggerisce cura artigianale e legame con il territorio. Per produttori e distributori che puntano a valorizzare referenze di qualità nella GDO, il sughero resta quindi un elemento distintivo da considerare nelle scelte di packaging e posizionamento.

Implicazioni strategiche per produttori e distributori

Per intercettare la nuova selettività dei consumatori, le imprese devono combinare leve diverse:
• valorizzare storytelling e identità territoriale (etichette, QR code con informazioni sul territorio, piccole storie del vigneto);
• mantenere un assortimento bilanciato tra entry-level accessibili e referenze premium che giustifichino prezzi superiori (anche tramite l’uso del sughero per segnalare qualità);
• investire in attività promozionali mirate e in formazione del personale di punto vendita per migliorare la capacità di orientare il cliente;
• utilizzare dati di vendita e rotazione per ottimizzare gli scaffali e introdurre rapidamente nuove referenze vincenti;
• curare la sostenibilità e la tracciabilità, fattori sempre più apprezzati dai consumatori attenti all’origine.

Il 2024 mostra un mercato della GDO in lenta ripresa ma in trasformazione: i volumi calano leggermente mentre il valore cresce, segno di un consumatore più selettivo che ricerca qualità, identità territoriale e un buon rapporto qualità/prezzo. Vini come Prosecco e Chianti rimangono protagonisti, ma varietà come Vermentino, Primitivo, Ribolla e Inzolia guadagnano spazio grazie alla loro identità e accessibilità. In questo contesto, elementi simbolici e tecnici come il tappo di sughero, associato ai migliori vini, possono diventare leve concrete per comunicare valore in scaffale. La sfida per produttori e distributori è intercettare e guidare questa nuova selettività con strategie mirate, rapporto qualità/prezzo chiaro e un racconto autentico del prodotto.